Il gol di Rivera |
Italia - Germania del 1970 è ancora oggi ricordata come la “partita delle partite”. Meglio ancora, come la “partita del Secolo”.
Bellissima, combattuta, intensa. “Fuori da ogni pronostico“ dal primo all’ultimo minuto. Il gioco del calcio non finisce mai di stupire. Questo sport, come la vita, crea spesso, in ognuno di noi, “corridoi” di “interiorizzazione” e sensi di “appartenenza” profondi. “Spazi” “vitali” di riflessione che ci colgono d’ improvviso e che ci fanno meglio amare noi stessi e la nostra quotidianità. Prima del calcio c’è l’uomo. La sua storia, il suo vissuto, le sue sofferenze. Emozioni mai sopite che ci rimbombano “dentro” e finiscono spesso col “toccarci” il cuore fino a condurci nei meandri più sperduti dei ricordi. Il calcio “semina” ma poi “raccoglie”. Ti “stuzzica” e non di rado ti “blocca” dinanzi a te stesso e ai tuoi sentimenti. E lo fa attraverso le gesta dei suoi protagonisti divenuti nel frattempo “eroi”, leggenda, “miti”. “Parcellizza” nell’immaginario collettivo di chi lo ama e lo segue tracce indissolubili di “memoria storica”, di gioia mista a “commozione”, di appartenenza a quei “colori”, a quelle “maglie”, a quei calciatori.
E’ la “forza” di questo meraviglioso Sport.
Talvolta ci fa “disperare”, altre ci fa sorridere, altre ancora ci fa piangere di felicità. Spesso quando ti prende per mano e ti porta con sé.
Italia - Germania del ’70 viene giustamente ricordata come una partita diversa da tutte le altre. Allo Stadio Azteca, in Messico, quel 17 giugno del 1970, non si giocò “semplicemente” una partita di calcio, meglio ancora la Semifinale di quel memorabile Campionato del Mondo. No. In quel giorno e in quello Stadio si diede corpo e sostanza ad uno “scontro” sportivo “epico” e ai limiti del “mitologico” tra 22 giocatori che non se le sono certo “mandate” a dire ma che hanno dato tutto quello che avevano in corpo per avere la meglio sui rispettivi avversari e scrivere pagine indelebili di storia “pallonara”.
E’ stata più che una partita di calcio. E’ stata una vera e propria “lezione” di Sport rivolta al Mondo intero. Una “lectio magistralis” che chiunque ami il calcio, sia che lo pratichi o, più semplicemente, che lo racconti, dovrebbe portare ad esempio e raccontare fiero a tutti, figli e nipoti compresi.
“Azzurri” e “bianchi” rappresentavano e ”incarnavano” anche allora modi di vivere, di pensare e di interpretare il calcio opposti e mai coincidenti. La rivalità tra le due squadre era tanta. Come sempre. Quel pallone, per ogni calciatore italiano, per ogni tifoso, custodiva in sè vagoni stracolmi di voglia di “riscatto” e di “giustizia” per quanto scritto, sofferto e recitato da un passato mai sopito che ci ha arrecato atroci sofferenze e tante ingiustizie. Bandiera e Patria prima di tutto. A nessuno parve strano abbinare la politica e la storia ad un rettangolo di gioco. Ad una partita di calcio. Ma fu così e sarà sempre così “nell’immaginario” di ognuno di noi quando di fronte si troveranno Italia e Germania. Era giunta l’ora di “rifarci”, di restituire, cioè, ai tedeschi, seppur attraverso una partita di pallone, quelle immani tribolazioni che hanno tracciato, nei nostri avi, solchi profondi e interminabili di immane sofferenza. Fatti salvi i dovuti “distinguo”, fu questo l’intento che trovavi scolpito nel volto di ogni tifoso e di ogni calciatore italiano.
Allo Stadio Azteca di Città del Messico esiste ancora oggi una “targa” commemorativa e celebrativa di quel fantastico evento divenuto leggenda. Quelle formazioni non le dimenticherà mai nessuno. Men che meno noi. Albertosi; Burghich, Facchetti; Bertini, Rosato, Cera; Domenghini, Mazzola, Boninsegna, De Sisti (poi Rivera),Riva (per l’Italia). Maier; Vogts, Schutz; Patzke, Beckembauer, Schellinger; Lohr, Overath, Muller, Gabrowski, Seeler (per la Germania). In panchina per gli azzurri, Ferruccio Valcareggi. Per i tedeschi Helmut Schon.
Marcatori: rete di Boninsegna 1:0 all’ 8 p.t. Pareggia Schnellinger al 90’. Passa in vantaggio la Germania con Muller al 94’. Pareggia l’Italia con Burgnich al 98’. Torna in vantaggio l’Italia con Riva al 104’. Pareggia la Germania ancora con Muller al 110’. Siamo 3 a 3.
Il gol di Boninsegna |
Ma la Storia è ancora tutta da scrivere. Una storia per cuori forti. A squadre ormai stremate Valcareggi manda in campo Gianni Rivera al posto di Sandro Mazzola. Da lì a poco l’apoteosi. Siamo agli “sgoccioli”. Da De Sisti a Boninsegna che si invola sulla fascia destra e nei pressi dell’area di rigore dei tedeschi serve un assist al “bacio” a Rivera che, quasi dal dischetto, come se si trattasse di un calcio di rigore in movimento, calcia e spiazza Maier, segnando la rete del definitivo vantaggio e consegnando le chiavi della storica finale col Brasile di Pelè, ai suoi compagni e a una Nazione intera. Eravamo al 111’. In campo solo calciatori esausti. Quella TV in “bianco e nero”, come tutte le altre, stava esplodendo.
Non dimenticheremo mai né la voce di Nando Martellini, il “mitico” telecronista di quella partita, né la sua commozione a gara conclusa. Non dimenticheremo neppure la gioia mista a lacrime che ci pervase davanti a quello schermo che trasudava “incredulità” da tutti i “pori”. Avevamo estromesso la grande Germania dalla Coppa “Rimet”. Erano quasi le due di notte in Italia. Nessuno, allora, andò a dormire. Le strade e le pazze di ogni città “pullularono” fino all’alba e anche oltre di tifosi festanti e ebbri di gioia. Uomini e donne che si abbracciavano gli uni agli altri e davano sfogo ad una felicità irrefrenabile. Nella nostra quotidianità “tutto” è diverso da “tutto”. Il mare non è mai lo stesso. Il sole non sorge e on ntramonta sempre allo stesso modo. La notte che ci conduce verso l’Alba che verrà non ha nulla a che vedere con le emozioni che ci aveva regalato il precedente “imbrunire”. Neppure noi siamo sempre gli stessi.
Così è lo Sport.
Ci sono partite che rimangono scolpite tra i “cassetti” dell’eternità. Così è stato per quella interminabile Italia - Germania del 1970.
Era il calcio di Albertosi e Facchetti, di Mazzola e Rivera, di Rosato e De Sisti, di Riva e Boninsegna. Quel “metodo” era il pane quotidiano di Valcareggi che impostava le sue gare sull’estro di Rivera e Mazzola e sulla potenza di Riva e Boninsegna . Nessuno allora “storceva” il muso davanti a espedienti tattici “estremi” e poco inclini allo “spettacolo”. “Catenaccio” e “contropiede” erano soluzioni e strumenti tipici del nostro calcio. Un calcio forse meno frenetico e lunatico di quello di oggi tutto “sponsor” e “tatuaggi” ma, proprio per questo, più “vero” e genuino. Anche quella Germania diede tutto e forse di più per batterci. Anche quella Germania era piena zeppa di fuoriclasse del calibro di Maier, Vogts, Beckembauer, Overath, Muller, Seeler. “Catenaccio” e “contropiede” ci hanno fatto criticare da mezzo mondo e dai nostri stessi “analisti”.
Ma con “quelli” vincevamo. Con quelli buttavamo la palla in rete e poi era dura raggiungerci. Con “quelli” abbiamo fatto Scuola. Non dimenticheremo mai l’urlo liberatorio di Gianni Rivera dopo quel gol che mise al tappeto i tedeschi. Un urlo liberatorio che non fu secondo a nessuno, neppure a quello di Tardelli in Spagna 1982 , urlo “storico” che sta scritto a caratteri cubitali nell’Enciclopedia dello Sport e del “nostro” calcio. Nel 1982 ci laureammo Campioni del Mondo. Battemmo, manco a farlo apposta, ancora la Germania.
Claudio D’Aleo
Ecco ecco, i miei "idoli" quando guardavo le partite con papa'...
RispondiEliminaMe la ricordo benissimo la partita, entrata nel mito delle partite.
Hanno, mi sembra, fatto anche un film.
Che vecchia che sono!
Verissimo!Un film che devo assolutamente vedere e recensire qua :)
EliminaRivera doveva entrare prima e Riva non giocò come era solito fare.
RispondiEliminaIl tuo racconto è emozionante.
Grazie Gus.
EliminaGià, Rivera doveva entrare prima, sono d'accordissimo!
Una partita storica!
RispondiEliminaSereno giorno.
La partita, potremmo dire!
EliminaGrazie Cav, buona giornata.
L'introduzione mi ha fatto quasi venir voglia di guardare questa partita e di rivalutare il "giuoco del calcio", a me che lo detesto.
RispondiEliminaChapeau.
Questa è stata una partita epica.
EliminaForse è stata davvero LA partita.
Per me però ci sono altre partite diventate epiche :)
La partita più bella. Bellissima la foto di apertura.
RispondiEliminaHai ragione, quella foto è meravigliosa. Ringrazio il sole 24 ore per il prestito :D
EliminaIo non ero ancora nato :D Ma è passata alla storia! Io ricordo quella dell'82 (ero piccino) e ovviamente quella del 2006, il secondo gol fatto da Del Piero è memorabile!
RispondiEliminaIo non ero nato neppure nel 1982, invece ricordo bene quella del 2006 :)
Eliminane ho sentito tanto parlare dagli uomini (molti, una femmina e 9 cugini tutti maschi più zii vari) della mia famiglia, ma non l’ho mai vista. Però a mia madre ogni volta che si nomina Rivera, vengono gli occhi a cuoricino.
RispondiEliminaBrava tua mamma, una buongustaia :D.
EliminaNove cugini maschi e una cugina? Hai un bel po' di parenti a cui fare gli auguri :D
quell’unica femmina ero io (mia sorella arrivo diversi anni dopo),
Eliminasono un maschiaccio :-)
non avrei mai associato al tuo nome la parola maschiaccio XD
EliminaLa conosco di fama e ne ho visto vari spezzoni ed anche qualche documentario, ma non ho mai recuperato veramente la partita in questione.
RispondiEliminaEra un dei cult di Storie, il mitico programma di Rai3 :)
EliminaEro a Treviso in un bar. Alle due di notte invece di andare a casa a dormire ho preso la macchina e sono andato a Cervignano del Friuli, dove mia moglie stava da sua madre in attesa delle doglie del nostro terzo figlio. Arrivato alle tre e mezza. Uno che mi conosceva mi dice che poche ore prima avevano portato Anna Maria ed il suo pancione a Palmanova.
RispondiElimina8 Km. Una volata. Era nato Alessandro, il primo maschio, più o meno alla fine del primo tempo.
17 giugno 1970. Come potrei dimenticare la partita del millennio ?
Ciao Vincenzo, grazie per il tuo personale ricordo! Ovviamente molto più importante la nascita di Alessandro piuttosto che la partita. Ma ad ogni modo un ulteriore motivo di gioia. Serata davvero speciale! Anzi nottata.
EliminaComunque anche io sono gemelli come Alessandro :)
Tu Giacinto lo dovevi chiamare :-)))
EliminaNon dico Gianni, conoscendo la passione per i colori neroazzurri di Vincenzo :D
EliminaPeccato non averla vissuta, me la racconta ogni tanto mio padre, che dice che in quell'occasione si alzarono dal letto parecchie volte sentendo le urla di gioia ;)
RispondiEliminaGià, per noi questa partita è un ricordo in foto e filmati d'epoca (nel mio caso anche i disegni di Carmelo Silva sull'almanacco del calcio).
EliminaBello il tuo aneddoto familiare..invece mio padre non è mai stato un grande calciofilo :D (benché, come noto, tifoso della Roma).
Di tanto in tanto mi rivedo quella memorabile partita, e ogni volta la guardo come si può guardare il più bel film sui mondiali. Spiegarne il perché sarebbe troppo lungo... Ringrazio il signor D'Aleo per la competenza e l'entusiasmo, e naturalmente te, per questo post.
RispondiEliminaPaola
Giro i complimenti all'amico Claudio :).
EliminaMi fa piacere che questa partita raccontata abbia suscitato tutte queste belle sensazioni da parte vostra :)
Sinceramente non ricordo nulla anche perchè di calcio non mi sono mai interessata molto. Poi all'epoca avevo 17 anni e tu capisci che avevo altre cose a cui pensare ¯\_(ツ)_/¯... Ero giovane e bella ihihihihih. Abbraccio siempre
RispondiEliminabeh, giusto così :).
EliminaDiciamo che la grande partita ha fatto solo da sfondo ai bei momenti trascorsi della tua adolescenza :)
Non ero nata all'epoca, ma sì che ne ho visti spezzoni di questa partita mitica!!
RispondiEliminaMai tutta intera, però :(
Posso dire senz'altro che è una di quelle che avrei voluto vivere in diretta, perchè credo che sia uno degli incontri più "adrenalicini" di tutta la storia del calcio.
Bellissimo post!
L'augurio è di continuare a rivivere delle Italia Germania, a prescindere poi dalla vittoria finale di un mondiale..
EliminaCioè partite che rappresentano veramente l'unione di un popolo, la gioia e la disperazione sportiva, comunque l'emozione; il voler stare tutti uniti a tifare per un simbolo comune.
Vero. È l'augurio più bello!
EliminaE' uno dei lati più belli di questo "fottuto" sport :)
EliminaUn post fantastico! È una partita che da quanti racconti ho ascoltato mi sembra di essermela vissuta davvero! Inutile dire che l'ho vista e rivista, in bianco e nero e a colori... Un gioco secondo me molto diverso da quello "moderno" a cui siamo abituati: più lento ma molto più intelligente!
RispondiEliminaE di Schnellinger che si stava avviando ad uscire sconfitto fuori dal campo e invece si è letteralmente trovato sui piedi il pallone del pareggio ne vogliamo parlare??
E di Albertosi che per poco si mangia vivo Rivera che doveva coprire il "suo" palo?? Ma il mitico Golden Boy ha rimediato poco dopo portandoci in paradiso!
ahah ai tempi ancora era fondamentale avere il giocatore sul palo..e se non copriva bene..erano dolori :D
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