Oggi parleremo del grande Gianni Rivera. E' un piacere ospitare qui sul mio nuovo blog la penna rossonera di Claudio D'Aleo, un mio carissimo amico e sodale di tifo.
Gianni Rivera è il Milan. Lo è per tutti i tifosi rossoneri. Lo è per tutti quelli che non hanno mai tifato Milan ma lo hanno comunque ammirato, stimato e rispettato seppur come “avversario”. Rivera in campo dipingeva calcio. Le sue giocate, mai banali, aprivano squarci di luce tra le maglie delle difese avversarie. Il suo “tocco” era magia. Ad ogni memorabile “giocata”, ad ogni suo gol, San Siro veniva giù dagli Spalti urlando il suo nome. Rivera era l’anima del Milan di quei tempi. Rivera, anche allora, “incarnava” il Milan. Le sue “trame” assurgevano a brani di poesia indimenticabili.
Nel 1979, l’anno della Stella, fece diventare Aldo Maldera capocannoniere di quel Milan con 9 reti. Con lui accanto o dietro la linea degli attaccanti chiunque avrebbe segnato caterve di gol. Anche un terzino. Era un calcio molto diverso da quello di oggi. Più “lento”, meno atletico, più metodico. Però più genuino, più intriso di classe, dii giocate da Campioni.
Era il calcio che preferivamo.
Il calcio di “novantesimo minuto”, dei “secondi tempi” delle partite di cartello alla Rai, il calcio di Rivera, Riva e Mazzola, dei Presidenti e degli allenatori “padri di famiglia”, delle magliette prive di sponsor ma mai dimenticate, della bandiera per la quale giocavi e davi tutto e forse di più. Indimenticata e indimenticabile la mitica maglietta rossonera a strisce sottili verticali. Era quello, per molti di noi, il vero gioco del calcio. Quello dei sentimenti e dei valori; quello genuino, del sacrificio, dell’attaccamento alla casacca.
Quel calcio, quei Campioni, ti facevano sognare e ti “ rubavano” il cuore. Rivera ha vissuto il Milan dal 1960 al 1979. Ha vinto 3 Scudetti, 4 Coppe Italia, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe delle Coppe, 1 Coppa Intercontinentale. E’ stato il primo italiano a vincere il Pallone d’oro. Era il 1969. Gianni racimolò 83 punti contro i 79 di Gigi Riva (secondo) e i 38 di Gerd Muller (terzo). Aveva il dono di trasformare in oro tutto quello che passava dai suoi piedi. Rivera pensava e realizzava calcio prima di chiunque altro. Il suo “pensiero” era già “smarcante”. Impossibile arginarlo. In Nazionale ha giocato dal 1962 al 1974 segnando 60 reti. Storico il gol della vittoria contro la Germania ai tempi supplementari nel Mondiale del 1970 in Messico.
Lo storico gol di Rivera alla Germania |
Elegante e imprevedibile in campo, signorile, deciso e colto fuori, Rivera non è mai passato inosservato. Micidiali i suoi dribbling, imprendibili i suoi tiri. Non “scherzava” gli avversari come Omar Sivori ma di certo li innervosiva con la sua classe sopraffina. Ne sa qualcosa il grande Marco Tardelli che in un Juventus Milan del 5 novembre del 1978, entrò a gamba tesa su Rivera in maniera durissima dopo soli tre secondi dall’inizio della partita. Un “fallo” che fece storia. Mai dimenticato. Tutti sapevano che lasciare spazi a Rivera significava perdere la partita. Celebri le sue polemiche con Buticchi, Brera, Giagnoni, Marchioro, Lo Bello. Giagnoni gli diede il “7” che stava a Rivera come l’acquasanta a Belzebù. Rivera non lo ha mai accettato. Lui era il “10” per definizione. Lo aveva attaccato addosso. Dal “10” ti aspetti classe superiore, eleganza, genio, maestria nel gestire e pensare calcio, carisma. In Rivera trovavi tutto questo e ancora di più. Come Picasso, Leonardo, Raffaello pennellava le sue giocate nel cuore di ognuno di noi. L’arte “pallonara” che diventa cultura e irrora le menti. La palla intesa come poesia. Rivera è stato un fuoriclasse immenso e irripetibile. Pelè per lui stravedeva. Tra i suoi piedi la sfera diventava di velluto. Testa alta e “pennello” tra piedi. Incantava con le sue giocate.
Mazzola e Rivera nel derby |
A 75 anni, oggi, il grande Gianni disegna ancora nei nostri ricordi le stesse maestose “parabole” che sprigionava in campo ai bei tempi che furono. Per lui il Paron Rocco ha sempre speso parole bellissime. Rivera era il suo Alfiere in campo, la sua mente, il suo braccio. Rivera per lui era un figlio. Rocco pensava. Lui realizzava. Un binomio indissolubile che ha fatto la Storia del Milan. Lo stesso giorno del ritiro di Rivera da calciatore, il presidente del Milan Felice Colombo ne annunciò la nomina a vice presidente del Club, ruolo che Rivera mantenne fino al 1986 con poca fortuna.
Rivera non passerà mai di moda. Il suo talento, la sua classe immensa, la sua eleganza nello stare in campo e inventare calcio, non saranno mai dimenticate. Oggi lo avremmo visto benissimo nel nuovo Milan dei milanisti. Tanto di cappello a Baresi, Maldini, Leonardo. Anche loro la storia milanista. Ma un ruolo a Rivera, in questo Milan, bisognava e bisognerebbe tuttora darlo. Questo collocarlo ai margini del Milan sempre e comunque non possiamo condividerlo, siamo cresciuti a pane e Rivera. Lui che ha scritto per noi pagine indimenticabili, lui che ci ha fatto sognare a occhi aperti come in quella famosa finale di Coppa Campioni vinta per 4 a 1 contro l’Ajax con reti di Hamrin, Sormani, Rivera stesso e Prati. Lui che ha stampato il Milan nel cuore e nella mente. Un giocatore come Rivera non nascerà mai più. Per noi rimane il migliore calciatore italiano (e non solo) di sempre. Fuoriclasse immenso e irripetibile. Per questo semplicemente unico.
Claudio D’Aleo
Le foto e il disegno dalla mia collezione personale del Guerin Sportivo
Senza dubbio Rivera è il campionissimo del calcio italiano. Non era simpatico a tutti,
RispondiEliminaspecialmente a Gianni Brera che lo chiamava "l'abatino" e nel confronto con Mazzola gli preferiva l'interista. Gli ultimi anni della sua carriera sono stati quelli più tormentati. Alla fine come un ballerino della Scala non potendo più giocare, per farlo voleva comprarsi il Teatro.
Poi con l'arrivo di Berlusconi fu sbeffeggiato. Il cavaliere aveva trovato la sua collocazione: organizzatore del tifo rossonero.
Bel commento Gus, mi piace rimarcare proprio l'ostilità di Berlusconi verso Rivera, anche se quest'ultimo ridimensionò in parte, sottolineando in un'intervista: "Perché considera tutti al suo servizio, e nessuno alla sua altezza".
EliminaHo avuto il piacere di intervistare Rivera per un evento locale, personaggio che ha grande carisma e autorevolezza
Condivido tutto. Rivera era un ricamo viaggiante. Amore puro.
RispondiEliminaCito solo, ad eterna memoria, il più bel gol del mondo, il 4 a 3 alla Germania del 1970, e quei miserabili sei minuti col Brasile, mentre tutto il mondo lo avrebbe voluto in campo...
Su una cosa puntualizzerei invece: Maldera era un meraviglioso prototipo dei terzini d'attacco odierni, un qualcosa di fuori del tempo, una trottola pazzesca che sbarellava ogni dinamica tattica. Era un altro calcio si, ma chi si proiettava nel futuro, come Aldo sulla fascia, era per forza già avanti... ;)
Io del calcio anni '70 ho ricordi veramente esigui, non essendo ancora nato all'epoca, circoscritti agli album di figurine che aveva il mio vicino di casa. E ricordo la figura imponente di Aldo Maldera, nella foto a figura intera di un album di non mi ricordo quale annata.
EliminaA proposito della risposta di Rivera a Giagnoni che gli voleva dare il numero 7, Gianni disse che gli sembra di giocare in uno spicchio di campo.
RispondiEliminaRicordo anche Tardelli. Un fallo intimidatorio, come per dire : non strafare che ti rompo le gambe. Mi sembra che la Juve vinse quella partita.
Esattamente, finì 1-0 con rete di Bettega. Non lo ricordavo, ovviamente :)
EliminaBellissimo post. Di puro spessore. Io ricordo quando Berlusconi prese il Milan e con Rivera certo non andava d'accordo. Concordo su tutto quello che avete scritto, mi tolgo il cappello per la competenza. Resta il fatto che uno più antipatico di lui nel mondo di calcio non me lo ricordo. O forse si: Arrigo Sacchi😁😁😁
RispondiEliminaahhahaah, sai che anche a me sta antipatico? D'altro canto, da bambino, rimasi molto colpito da questa divergenza tra Van Basten e Sacchi. Van Basten era uno dei miei idoli e quindi ero pienamente d'accordo sul fatto che la società avesse scelto di mandare via l'allenatore. Quindi da quel momento già Sacchi scese dalle mie simpatie. Da commentatore poi spesso lo ritengo troppo 'elitario', quasi come se fosse lui il calcio e gli altri tutti incapaci. Anche se condivido la filosofia di cercare il bel 'giuoco'.
EliminaGrazie anche per aver apprezzato il post, lo dirò all'amico Claudio :)
EliminaNon si scambia un Marco Van Basten per un "qualsiasi" Arrigo Sacchi😁
EliminaInfatti. Pensa alle sliding doors..van basten venduto per tenere sacchi..brrr..
EliminaArrigo e Marco 2 grandissimi !!Personalmente ho amato piu' Arrigo,per me il direttore d'orchestra e' piu' importante dei musicisti.....e poi non e' vero che e' antipatico,anzi
EliminaCiao e benvenuto :)
EliminaIo invece nel filone Sacchi vs Marco rimango sempre a favore di quest'ultimo.
Ma non hai tutti i torti quando dici "il direttore d'orchestra è più importante dei musicisti"..
Questi articoli mi lasciano nel cuore un po' di amarezza, mista ad orgoglio. Proprio oggi che ricorre l'anniversario della morte di Battisti.
RispondiEliminaTutto intorno mi parla di papà, e a te dico grazie perché mi aiuti a sentirlo ancora vivo.
Ti abbraccio forte.
Love
Mi fa molto piacere, tuo papà era un grande tifoso del Milan e ogni volta che parlerò della squadra rossonero allora te lo farò ricordare. E alla fin fine, ti ritrasmetterò un po' di passione per i colori rossoneri, ne sono sicuro:)
EliminaMa scherzi? Io non amo il calcio, ma essendo cresciuta a pane e Milan, potrei leggerne e scriverne per anni.
EliminaNessuna disaffezione. L'unica maglia da calcio che indosserò per sempre sarà quella rossonera, sebbene di gioie non ne regali più da secoli.. ;)
Speriamo di poter festeggiare qualcosa, prima o poi :D
EliminaIo lui me lo ricordi già adulto, probabilmente da opinionista in qualche programma tv.
RispondiEliminaPurtroppo anche io non ho potuto ammirarlo da calciatore, mi sono dovuto accontentare dei filmati d'epoca :)
EliminaUn grande, ad averli oggi campioni come lui per la nazionale.
RispondiEliminaSereno giorno.
Davvero, purtroppo abbiamo Verratti che ancora è un incompiuto, a metà tra l'eterna promessa e il campione. Ciao Cav!
EliminaMe lo ha sempre elogiato mia madre, figlia di un milanista, dicendo anche che somigliava a mio nonno ma io non ci vedo affatto 'sta somiglianza.
RispondiEliminaIndubbiamente uno dei migliori calciatori di sempre!
ah non mi ricordavo questa parentela rossonera! Ad ogni modo Rivera è un monumento del calcio italiano, a prescindere dai "colori".
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