La scure di Zagor: no alla superlega. W l'Atalanta! (di Claudio D'Aleo)


L’ingiustizia della Superlega

Nel calcio, come nella vita, il pesce grosso è destinato a mangiarsi, prima o poi, quello piccolo. Accade sempre, tutti i giorni. Una lotta continua, estenuante. Ci siamo tristemente abituati. Anche il calcio, che s’è fermato, dovrebbe adesso riflettere. Ne ha l‘occasione. Dovrebbe apprendere dalla vita che in questo perenne “dimenarsi” del pesce “piccolo” in lotta serrata con quello “grosso” sta scritta ed è custodita una delle regole più ragionevoli, “toccanti” e brillanti dell’intera Storia planetaria: nessuno cioè, forte o debole che sia, dovrebbe mai mettere in dubbio i valori della competizione, il rispetto e il riconoscimento delle sacrosante aspettative degli altri, il loro diritto a misurarsi con tutti a prescindere da qualunque contenuto diverso da quello prettamente sportivo. Il nodo cruciale sta tutto qui. Nell’accettare, cioè, di competere anche con chi non possiede i nostri stessi mezzi economici e la nostra stessa forza politica partendo dal rispetto delle stesse regole. Sono questi gli “input” basilari da osservare quando si fa Sport. Solidarietà non può mai fare rima con strapotere o prevaricazione e neppure con arroganza o presunzione. Solidarietà vuol dire regole certe e uguali per tutti; vuol dire rispetto dei più deboli e dei loro interessi; non vuol dire estromettere i meno forti da ogni platea e neppure impedire loro di confrontarsi con i più forti. Lo Sport, quello vero, dovrebbe recitare questo. Davide può e deve battere Golia. Di certo deve tentarci. Con il progetto volto alla Superlega per Club si va o si vorrebbe andare in senso opposto. Si vorrebbe dare corpo e sostanza ad un calcio tra ricchi al fine di escludere dalla spartizione dei ricavi e dei profitti i meno ricchi. Alias i meno forti. Nulla di più insano e inaccettabile. Senza le squadre più forti gli attuali Campionati europei perderebbero essenza e consistenza. Anche interesse. Che senso avrebbe un Campionato italiano senza Juve, Milan e Inter o quello spagnolo senza Real Madrid e Barcellona o quello inglese con gli stessi distinguo? Il calcio (lo Sport in genere) vive di regole chiare. Le più importanti, quelle non scritte, portano al principio della pari dignità tra competitori e alla tutela degli interessi di tutti. Le “piccole” poi molte volte sono le migliori. Forse le più importanti.

Lo scarso equilibrio dei potenti

Siamo distanti dal pensiero di Andrea Agnelli e di chi lo spalleggia in questa discutibile iniziativa. La Superlega non ci piace. La consideriamo più una manovra finanziaria a vantaggio dei soliti potenti, che un sano contenitore di principi sportivi. Riteniamo l’iniziativa del Presidente della Juventus un escamotage fine a se stesso volto a incamerare dividendi e quattrini a tutto svantaggio dei meno ricchi. Si pensa ad un calcio tra potenti dove i potenti si arricchiscono sempre più e i meno ricchi si impoveriscono sempre più. Una manovra poco congruente con quelle che sono, o almeno dovrebbero essere, le “vere” finalità dello Sport. Lo Sport è lealtà, è cultura, è tutela del prossimo; è competizione vivace e armoniosa; è sognare di vincere anche contro avversari molto più forti di noi; è gareggiare a viso aperto con chiunque rispettosi di se stessi e dell’avversario. Nello Sport le “sovranità” dovrebbero essere bandite e con esse ogni riferimento irrispettoso e poco solidale verso chi è meno forte, meno ricco e non possiede i nostri stessi esosi “paradigmi” finanziari. Il denaro non può essere “tutto” nella vita e neppure nello Sport. Non può esserlo perchè intercetta la passione e i sentimenti dei tifosi, e dei tifosi e dei loro sentimenti è tenuto ad avere sempre il massimo rispetto possibile. Noi lottiamo affinchè favole come quella del Leicester in Inghilterra o del Cagliari, del Verona e della Sampdoria in Italia possano avere la giusta, indispensabile e gradita “cittadinanza”. Lottiamo affinchè Davide possa misurarsi e anche vincere contro Golia. Lottiamo affinchè valori e buoni sentimenti, nel loro divenire e nel loro intercettarsi, possano avere la meglio sull‘edonismo, sul profitto fine a se stesso e sull’egoismo dilagante che purtroppo alberga nel calcio così come nello Sport in genere e anche nella nostra quotidianità. Lottiamo affinchè dalle gesta di squadre apparentemente modeste e non milionarie, di Atleti che fanno dell ‘umiltà e dello spirito di sacrificio i loro principali cavalli di battaglia, possano sgorgare pagine memorabili di storia e cultura sportiva come quelle narrate da tante squadre meno blasonate delle solite “potenti” e da tanti Atleti umili, generosi ma divenuti poi importanti, oseremmo dire leggendari.

Atalanta è spettacolo

La meravigliosa Atalanta di Gasperini e Percassi ci sta regalando stupende pagine di Sport e di rara umanità. L’Atalanta non è solo un miracolo sportivo ma è soprattutto un miracolo sociologico. E’ la dimostrazione lampante e ineccepibile di come nel calcio i successi non dipendano soltanto dai quattrini ma anche da altre unità di misura meno influenti ma parimenti basilari. E’ la dimostrazione di quanto nel calcio competenza, umiltà, lungimiranza sportiva e finanziaria, rispetto dei bilanci e delle tifoserie siano le prime regole se non le uniche da rispettare per fare di una squadra di calcio il vessillo di una città e di una Regione. L’Atalanta oggi è la migliore squadra del Campionato italiano. Lo diciamo ad alta voce e non smetteremo mai di dirlo. L’Atalanta, da anni, è un modello da seguire e da studiare non solo in Italia ma anche in Europa. E questo non solo perché da sola vale a momenti quanto è stato speso per un singolo calciatore seppur fortissimo come Ronaldo, ma specialmente perché con un allenatore da sempre sottovalutato ingiustamente, con dei giocatori scartati da altre più blasonate squadre o che mai giocherebbero nei nostri Club più prestigiosi, è stata creata una Orchestra di musicisti sublimi e incantevoli che divertono da matti la gente e incuriosiscono gli analisti e le platee di tutta Europa. L’Atalanta dà spettacolo; vince, convince e diverte ovunque. Produce un calcio spettacolare per palati importanti. Non ha un leader unico. Il vero leader degli “orobici” è il gruppo, perfettamente bilanciato, oliato e migliorato da mister Gasperini. Uno che in provincia sa estrarre ora anche dalle “rape”. Uno che adesso allenerebbe “divinamente” bene ovunque.   

Il paradosso

Agnelli vorrebbe provocare una discussione a “senso unico” sul fatto che squadre deliziose come quella bergamasca possano competere in Tornei internazionali e di prestigio come la Champions League. Motivi: il Palmares “scarso”; il bacino di utenza non all’altezza; le “casse” magari non piene come quelle dei grandi Club. Quisquilie. Vorrebbe argomentare sul fatto che squadre come l’Atalanta, che non vantano Trofei e Titoli come quelli vinti dalla compagine bianconera o dalle altre consorelle di pari peso finanziario, possano portare il nome e il principi essenziali dello Sport in giro per il Mondo. Vorrebbe che fossero messi  in discussione i diritti e le aspettative dei più meritevoli (seppur meno ricchi) e creare una Superlega tra forti che guardi solo ai fatturati, ai bacini d’utenza, al Palmares e ai ricavi. Noi diciamo no. Ed è un no grande quanto un Castello. Noi abbiamo disperato bisogno di squadre come l’Atalanta. Abbiamo un disperato bisogno di squadre come la Roma, la Lazio, la Fiorentina, il Napoli, il Torino e via dicendo. Ogni Campionato vorrebbe pregiarsi della presenza di squadre meravigliose come quelle appena elencate. Lo Sport deve essere di chi merita, non solo di chi è più ricco. La Juve a livello europeo e mondiale non ha lo stesso Palmares di Real Madrid, Barcellona, Milan eccetera. Eppure la Juve accede alla Champions League. Dunque? Smettiamola ragazzi. L’Atalanta non dispone del potere economico e politico della Juventus e delle altre più forti compagini europee ma merita, diverte e stupisce molto spesso più di esse. Inoltre, ci fa amare il calcio senza eccessi, quel calcio puro, “leggero” e disincantato di cui tutti noi abbiamo e avremo sempre un disperato bisogno. W l’Atalanta, W il calcio. Meditate, gente. Meditate.   

Claudio D’Aleo

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