Andrij Shevchenko oggi è un allenatore di calcio dalle alterne fortune. Disastroso il suo approdo al Genoa terminato inevitabilmente e anzitempo con un esonero parecchio amaro. Sheva giocatore è esploso giocando nel Milan. Fuoriclasse quotato e molto forte tecnicamente è nato a Dvirkivscyna il 29 settembre del 1976. Alto 1,86 cm, pesa 72 kg. Ha giocato in rossonero dal 1999 al 2006 collezionando 127 reti in 208 presenze. Un breve intervallo al Chelsea, dal 2006 al 2008 (9 reti in 47 presenze), indi il poco fortunato ritorno al Milan nel 2009 (18 presenze, nessuna rete) prima di approdare, sempre nel 2009, nuovamente al Chelsea ma senza sussulti. Mai facile e neppure fortunato il rapporto con Mourinho con cui il Fuoriclasse ucraino non ha mai trovato la giusta intesa. Il vero Sheva, in Italia e al Milan, si é visto solo dal 1999 al 2006. In quel tempo ha giocato e ha vinto da Fuoriclasse assoluto. Al Milan Sheva ha lasciato un segno affettivo e “numerico” indelebile. Ha vinto uno Scudetto nel 2003/2004; una Champions League storica, contro la Juve in finale, nella stagione 2002/2003 (suo e indimenticabile il rigore decisivo). 1 Coppa Italia (2002/2003); 1 Supercoppa italiana (2004); 1 Supercoppa europea (2003); 1 Pallone d’oro (2004). Con 67 gol occupa il settimo posto nella graduatoria dei marcatori delle competizioni UEFA per club di tutti i tempi.
Shevchenko è inoltre secondo nella classifica dei migliori marcatori nella storia del Milan; quinto nella classifica dei migliori realizzatori della Dinamo Kiev. In rossonero ha segnato 14 reti nelle gare contro l’Inter, risultando il miglior marcatore della storia della stracittadina. Il Fuoriclasse ucraino ebbe un rapporto speciale con il Presidente Silvio Berlusconi, che scelse come padrino di battesimo del suo primogenito, il figlio Jordan. Carlo Ancelotti l’allenatore con cui si espresse meglio dopo i suoi inizi con Valerij Lobanovsky.
Shevchenko in una delle prime apparizioni in rossonero |
CARATTERISTICHE TECNICHE Andry Shevchenko è stato un attaccante universale fisicamente molto forte e instancabile, dotato di un fiuto del gol notevolissimo. Rapido nei movimenti, imprevedibile, “velenoso” nei sedici metri, molto veloce palla a terra e nel dribbling, si incastona di diritto nella scia di quei grandi attaccanti rossoneri che da Nordhal e Altafini, passando da Prati, Simone, Pato, Weah fino a giungere a Gullit, Van Basten, Kakà e Ibrahimovic hanno scritto pagine indimenticabili, gloriose e memorabili di storia pallonara e milanista. Sheva aveva un “qualcosa” che lo rendeva particolare e, oseremmo dire, per certi aspetti “unico” se paragonato ai suoi grandi predecessori. In primis la voglia di sentirsi rossonero e di vivere da rossonero, sia in campo che fuori; poi la caparbietà che metteva in campo su ogni pallone; in ultimo l’amore per la maglia rossonera.
Sheva in azione contro il Brescia |
Quando Galliani lo portò al Milan strappandolo al colonnello Lobanovsky nessuno poteva immaginare il fuoriclasse che ben presto l’attaccante ucraino sarebbe diventato. Uno di quelli capaci di fare la differenza, di saltare gli avversari come birilli in qualunque zona del campo egli si trovasse, di creare superiorità numerica e di ubriacare con dribbling mozzafiato chiunque si presentasse dalle sue parti. Di testa non era un fulmine di guerra (anche se di gol ne ha segnati parecchi) ma Sheva nei sedici metri era impressionante e in area di rigore diventava una sentenza. La sua capacità di dialogare in scioltezza con Inzaghi e con qualunque altro compagno di reparto ha fatto di lui un attaccante atipico ma micidiale, dolce e felpato nei movimenti ma spietato davanti ai portieri avversari, indomabile in area di rigore. Il popolo milanista lo ha amato e lo ama tuttora. Nessuno potrà mai dimenticare le mirabilie e le prodezze che Sheva ha prodotto negli anni con la maglia del Milan.
Il rigore decisivo |
A partire dallo sguardo feroce e determinato con cui il fuoriclasse milanista battè il 28 maggio del 2003 all’Old Trafford di Manchester il calcio di rigore decisivo che, superato Buffon, ci consegnò la settima Coppa Campioni della nostra Storia ai danni della Juventus in quella magica e indimenticabile finale. Gli occhi della tigre divennero ben presto leggenda; occhi poi bagnati da un pianto liberatorio ed ebbro di gioia in quei momenti gioiosi e scolpiti nel tempo.
IL RAPPORTO CON LA GENTE Per i tifosi milanisti Shevchenko non è mai stato un giocatore qualsiasi, ma un Campione vero capace di fronteggiare il "fenomeno" per antonomasia ma nerazzurro di quei tempi: Ronaldo. Zaccheroni, l'allora allenatore dei rossoneri, si trovò ben presto di fronte un ragazzo con qualità indiscutibili ma tutto da scoprire e “svezzare”: velocità, tecnica, generosità e senso del gol erano le caratteristiche dell’ucraino che colpirono a prima vista, tanto che Sheva, già nelle prime apparizioni nel campionato italiano, divenne ben presto l'idolo dei tifosi rossoneri ed una pedina insostituibile negli schemi del mister.
Il gol scudetto di Sheva alla Roma (stagione 2003-04) |
Dotato di corsa e grande forza fisica, dinoccolato ma felino nei movimenti, Sheva eccelleva nello scatto, nella velocità e nella grande, inossidabile volontà. Non si dava pace fin tanto che l’avversario non fosse stato saltato oppure la sua azione non fosse stata tradotta in gol. Shevchenko viveva per il gol. Era abile anche negli inserimenti senza palla, nella visione di gioco e nel tiro da fuori area con entrambi i piedi. Si distingueva per la glacialità nei pressi della porta avversaria, per l'opportunismo, per il senso della posizione e per il fiuto del gol. Era in possesso di un'ottima tecnica individuale. Molto buono il suo dribbling. Era apprezzato per le doti di sacrificio e per la capacità di svariare su tutto il fronte d' attacco fungendo, all'occorrenza, da sponda e supporto alle avanzate dei compagni di squadra.
Sheva capitano dell'Ucraina |
Nonostante giocasse principalmente nel ruolo di prima punta ai tempi del Milan, alla Dinamo Kiev giocava anche in una posizione più arretrata, partendo spesso dalla fascia per poi accentrarsi, un ruolo a tutto campo che ha svolto anche a fine carriera (seppur con alterni risultati). Era un ottimo rigorista e calciava molto bene le punizioni. Per anni è stato uno degli attaccanti più forti del mondo, uno dei migliori acquisti della gloriosa era Berlusconi-Galliani.
Claudio D’Aleo
Sheva mostruoso. Un angolino di cuore è tutto suo. In un altro angolino c'è Dejan. ;)
RispondiEliminaI miei angolini del cuore rossonero sono molto affollati :D
EliminaRagazzi e che dire di Marco Van Basten e Ruud Gullit???? Fuoriclasse unici e irripetibili.. Ma io sono diventato rossonero vedendo giocare il Fuoriclasse dei Fuoriclasse ALIAS GIANNI RIVERA!!! Il Milan in carne e ossa. Un Campione davvero meraviglioso!
EliminaGrandissimi campioni....Claudio ha scritto anche di loro!
EliminaEcco i link: https://www.ilbazardelcalcio.com/2018/12/ritratti-il-mito-di-ruud-gullit.html
RispondiEliminahttps://www.ilbazardelcalcio.com/2018/10/ritratti-van-basten-il-cigno-di-utrecht.html
https://www.ilbazardelcalcio.com/2018/09/gianni-rivera-il-milan.html