L’ingiustizia della Superlega
Nel calcio, come nella vita, il pesce grosso è destinato a mangiarsi,
prima o poi, quello piccolo. Accade sempre, tutti i giorni. Una lotta continua,
estenuante. Ci siamo tristemente abituati. Anche il calcio, che s’è fermato,
dovrebbe adesso riflettere. Ne ha l‘occasione. Dovrebbe apprendere dalla vita
che in questo perenne “dimenarsi” del pesce “piccolo” in lotta serrata con quello
“grosso” sta scritta ed è custodita una delle regole più ragionevoli, “toccanti”
e brillanti dell’intera Storia planetaria: nessuno cioè, forte o debole che
sia, dovrebbe mai mettere in dubbio i valori della competizione, il rispetto e
il riconoscimento delle sacrosante aspettative degli altri, il loro diritto a
misurarsi con tutti a prescindere da qualunque contenuto diverso da quello prettamente
sportivo. Il nodo cruciale sta tutto qui. Nell’accettare, cioè, di competere anche
con chi non possiede i nostri stessi mezzi economici e la nostra stessa forza politica
partendo dal rispetto delle stesse regole. Sono questi gli “input” basilari da osservare
quando si fa Sport. Solidarietà non può mai fare rima con strapotere o
prevaricazione e neppure con arroganza o presunzione. Solidarietà vuol dire regole
certe e uguali per tutti; vuol dire rispetto dei più deboli e dei loro
interessi; non vuol dire estromettere i meno forti da ogni platea e neppure
impedire loro di confrontarsi con i più forti. Lo Sport, quello vero, dovrebbe
recitare questo. Davide può e deve battere Golia. Di certo deve tentarci. Con il
progetto volto alla Superlega per Club si va o si vorrebbe andare in senso
opposto. Si vorrebbe dare corpo e sostanza ad un calcio tra ricchi al fine di escludere
dalla spartizione dei ricavi e dei profitti i meno ricchi. Alias i meno forti.
Nulla di più insano e inaccettabile. Senza le squadre più forti gli attuali
Campionati europei perderebbero essenza e consistenza. Anche interesse. Che
senso avrebbe un Campionato italiano senza Juve, Milan e Inter o quello
spagnolo senza Real Madrid e Barcellona o quello inglese con gli stessi
distinguo? Il calcio (lo Sport in genere) vive di regole chiare. Le più
importanti, quelle non scritte, portano al principio della pari dignità tra
competitori e alla tutela degli interessi di tutti. Le “piccole” poi molte
volte sono le migliori. Forse le più importanti.
Lo scarso equilibrio dei potenti
Siamo distanti dal pensiero di Andrea Agnelli e di chi lo spalleggia in
questa discutibile iniziativa. La Superlega non ci piace. La consideriamo più
una manovra finanziaria a vantaggio dei soliti potenti, che un sano contenitore
di principi sportivi. Riteniamo l’iniziativa del Presidente della Juventus un
escamotage fine a se stesso volto a incamerare dividendi e quattrini a tutto
svantaggio dei meno ricchi. Si pensa ad un calcio tra potenti dove i potenti si
arricchiscono sempre più e i meno ricchi si impoveriscono sempre più. Una manovra
poco congruente con quelle che sono, o almeno dovrebbero essere, le “vere” finalità
dello Sport. Lo Sport è lealtà, è cultura, è tutela del prossimo; è
competizione vivace e armoniosa; è sognare di vincere anche contro avversari
molto più forti di noi; è gareggiare a viso aperto con chiunque rispettosi di
se stessi e dell’avversario. Nello Sport le “sovranità” dovrebbero essere bandite
e con esse ogni riferimento irrispettoso e poco solidale verso chi è meno forte,
meno ricco e non possiede i nostri stessi esosi “paradigmi” finanziari. Il
denaro non può essere “tutto” nella vita e neppure nello Sport. Non può esserlo
perchè intercetta la passione e i sentimenti dei tifosi, e dei tifosi e dei
loro sentimenti è tenuto ad avere sempre il massimo rispetto possibile. Noi
lottiamo affinchè favole come quella del Leicester in Inghilterra o del
Cagliari, del Verona e della Sampdoria in Italia possano avere la giusta,
indispensabile e gradita “cittadinanza”. Lottiamo affinchè Davide possa misurarsi
e anche vincere contro Golia. Lottiamo affinchè valori e buoni sentimenti, nel
loro divenire e nel loro intercettarsi, possano avere la meglio sull‘edonismo,
sul profitto fine a se stesso e sull’egoismo dilagante che purtroppo alberga
nel calcio così come nello Sport in genere e anche nella nostra quotidianità.
Lottiamo affinchè dalle gesta di squadre apparentemente modeste e non
milionarie, di Atleti che fanno dell ‘umiltà e dello spirito di sacrificio i
loro principali cavalli di battaglia, possano sgorgare pagine memorabili di storia
e cultura sportiva come quelle narrate da tante squadre meno blasonate delle
solite “potenti” e da tanti Atleti umili, generosi ma divenuti poi importanti, oseremmo
dire leggendari.
Atalanta è spettacolo
La meravigliosa Atalanta di Gasperini e Percassi ci sta regalando stupende
pagine di Sport e di rara umanità. L’Atalanta non è solo un miracolo sportivo
ma è soprattutto un miracolo sociologico. E’ la dimostrazione lampante e
ineccepibile di come nel calcio i successi non dipendano soltanto dai quattrini
ma anche da altre unità di misura meno influenti ma parimenti basilari. E’ la
dimostrazione di quanto nel calcio competenza, umiltà, lungimiranza sportiva e
finanziaria, rispetto dei bilanci e delle tifoserie siano le prime regole se
non le uniche da rispettare per fare di una squadra di calcio il vessillo di
una città e di una Regione. L’Atalanta oggi è la migliore squadra del
Campionato italiano. Lo diciamo ad alta voce e non smetteremo mai di dirlo. L’Atalanta,
da anni, è un modello da seguire e da studiare non solo in Italia ma anche in
Europa. E questo non solo perché da sola vale a momenti quanto è stato speso
per un singolo calciatore seppur fortissimo come Ronaldo, ma specialmente
perché con un allenatore da sempre sottovalutato ingiustamente, con dei
giocatori scartati da altre più blasonate squadre o che mai giocherebbero nei
nostri Club più prestigiosi, è stata creata una Orchestra di musicisti sublimi
e incantevoli che divertono da matti la gente e incuriosiscono gli analisti e
le platee di tutta Europa. L’Atalanta dà spettacolo; vince, convince e diverte
ovunque. Produce un calcio spettacolare per palati importanti. Non ha un leader
unico. Il vero leader degli “orobici” è il gruppo, perfettamente bilanciato,
oliato e migliorato da mister Gasperini. Uno che in provincia sa estrarre ora
anche dalle “rape”. Uno che adesso allenerebbe “divinamente” bene ovunque.
Il paradosso
Agnelli vorrebbe provocare una discussione a “senso unico” sul fatto
che squadre deliziose come quella bergamasca possano competere in Tornei
internazionali e di prestigio come la Champions League. Motivi: il Palmares
“scarso”; il bacino di utenza non all’altezza; le “casse” magari non piene come
quelle dei grandi Club. Quisquilie. Vorrebbe argomentare sul fatto che squadre come
l’Atalanta, che non vantano Trofei e Titoli come quelli vinti dalla compagine
bianconera o dalle altre consorelle di pari peso finanziario, possano portare il
nome e il principi essenziali dello Sport in giro per il Mondo. Vorrebbe che
fossero messi in discussione i diritti e
le aspettative dei più meritevoli (seppur meno ricchi) e creare una Superlega
tra forti che guardi solo ai fatturati, ai bacini d’utenza, al Palmares e ai
ricavi. Noi diciamo no. Ed è un no grande quanto un Castello. Noi abbiamo disperato
bisogno di squadre come l’Atalanta. Abbiamo un disperato bisogno di squadre
come la Roma, la Lazio, la Fiorentina, il Napoli, il Torino e via dicendo. Ogni
Campionato vorrebbe pregiarsi della presenza di squadre meravigliose come quelle
appena elencate. Lo Sport deve essere di chi merita, non solo di chi è più
ricco. La Juve a livello europeo e mondiale non ha lo stesso Palmares di Real
Madrid, Barcellona, Milan eccetera. Eppure la Juve accede alla Champions
League. Dunque? Smettiamola ragazzi. L’Atalanta non dispone del potere
economico e politico della Juventus e delle altre più forti compagini europee ma
merita, diverte e stupisce molto spesso più di esse. Inoltre, ci fa amare il
calcio senza eccessi, quel calcio puro, “leggero” e disincantato di cui tutti
noi abbiamo e avremo sempre un disperato bisogno. W l’Atalanta, W il calcio. Meditate,
gente. Meditate.
Claudio D’Aleo
Agnelli ha detto idiozie.
RispondiEliminaSì, anche se alla fine secondo me la SuperLega sarà inevitabile
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