L’ormai infinita telenovela in casa Milan, relativa al possibile rinnovo di Rafa Leao, sta sicuramente facendo tornare alla mente della società rossonera gli spettri dei recenti mancati rinnovi di Donnarumma, Calhanoglu e Kessie.
Giustamente negli ultimi anni è stata esaltata la capacità del Milan di costruire ed avviare un percorso vincente, che ha condotto alla conquista del 19° Scudetto, con un approccio basato su un concetto di gestione societaria il più possibile sostenibile. Niente spese folli per l’acquisto di calciatori e tetto agli ingaggi da questi percepiti hanno rappresentato alcuni dei capisaldi del nuovo approccio, cui si è affiancata la capacità di scovare calciatori rivelatisi poi fondamentali, andandoli a “pescare” in squadre non di prima fascia (penso ad esempio a Bennacer, Tonali, Krunic..) oppure in Top Team europei in cui recitavano il ruolo di comprimari (Tomori su tutti). Allenatore e area sportiva sono poi stati bravissimi nell’ottenere il massimo da una rosa certamente valida ma altrettanto certamente non la migliore del campionato; si può dire senza dubbio che il gruppo abbia prodotto nel suo complesso un rendimento ampiamente superiore a quello che era il valore dei singoli che lo componevano.
In un contesto in cui nell’ultimo biennio aveva funzionato quasi tutto alla perfezione (almeno fino all’orribile mese di gennaio che ha un po’ rimesso in discussione tutto), sicuramente un elemento di debolezza che si era palesato e su cui sarà necessario lavorare è proprio quello relativo alla gestione dei contratti in scadenza. La “sanguinosa” perdita a parametro zero di calciatori quali Donnarumma, Calhanoglu e Kessie, oltre a ripercussioni di natura tecnica e tattica, ha avuto anche effetti rilevanti sul fronte economico e finanziario.
È legittimo e sacrosanto per una società porre dei paletti in sede di trattativa (definendo ad esempio un tetto massimo all’ingaggio del singolo calciatore) ed è un passaggio inevitabile se si vuole provare a costruire un calcio “sostenibile” o quantomeno più “sostenibile”.
Tuttavia, questa risolutezza nell’affrontare di petto la questione rinnovi, non è stata affiancata da un’adeguata strategia alternativa che potesse condurre ad una cessione dei calciatori una volta chiaro che il rinnovo non sarebbe stato messo nero su bianco.
Così facendo, è stata la società Milan a rimanere con il “cerino in mano”, lasciando andare a scadenza giocatori dal valore di mercato importante ed implicitamente rinunciando ad una monetizzazione dalla loro cessione. Questa strategia, se da un lato ha confermato la risolutezza della società nel perseguire il proprio obiettivo di sostenibilità, ha mostrato però limiti evidenti arrecando implicitamente un danno economico, patrimoniale e finanziario alla stessa che così facendo ha perso l’opportunità di incassare risorse finanziarie rilevanti (complessivamente verosimilmente non inferiori ai 100 milioni di euro) nonché di mettere a bilancio (in Conto Economico) importanti plusvalenze.
In parole povere la società si è da un lato “liberata” di ingaggi pesanti e della prospettiva di doversi far carico di ingaggi ancora più gravosi ma lo ha fatto a “caro prezzo”.
Peraltro, la perdita di giocatori di questa caratura, comportando un fisiologico impoverimento sotto il profilo tecnico della rosa, ha talvolta imposto una loro sostituzione andando a pescare sul mercato profili alternativi. Il caso di Donnarumma è emblematico; risultati alla mano il sostituto (Maignan) si è rivelato più performante e decisivo del giocatore che ha sostituito (Donnarumma) e tutto sommato il prezzo di acquisto dal Lille non è stato così elevato in rapporto al suo rendimento (con un valore di mercato attuale ampiamente superiore a quello di acquisto).
Tuttavia, le risorse per l’acquisto di Maignan non sono arrivate dalla cessione di Donnarumma come sarebbe stato logico e lecito attendersi; il Milan ha quindi sì fatto un affare acquistando Maignan (che peraltro ha un ingaggio ampiamente inferiore a quello richiesto da Donnarumma) ma perdere a parametro zero Donnarumma è stato un grandissimo errore strategico. Il Milan avrebbe potuto e dovuto cedere il portiere in tempi non sospetti (fate voi per quale cifra, io penso per non meno di 50-60 milioni di euro) reinvestendo la somma incassata per finanziare l’acquisto del suo sostituto e/o di altri giocatori funzionali al progetto.
Simile situazione si è verificata con Calhanoglu (peraltro passato ai cugini nerazzurri) e Kessie (ora al Barcellona), quest’ultimo forse il calciatore che più sta mancando al Milan in questa stagione (di fatto non è stato sostituito).
Uno scenario analogo al momento non è da escludere neppure con Leao. In questo caso, a maggior ragione dopo le citate ed infelici precedenti esperienze, è necessario fissare una deadline per il rinnovo ed in caso di mancato accordo procedere immediatamente ad una sua cessione sul mercato al miglior offerente (con l’auspicio che magari possa scatenarsi un’asta al rialzo).
In conclusione, il prossimo salto di qualità del Milan dovrà proprio passare dalla gestione strategica dei contratti in scadenza, soprattutto per chiudere il cerchio in un’ottica di calcio sostenibile.
Intercettare calciatori di talento fuori dai radar del calcio che conta o finiti un po’ ai margini di palcoscenici importanti non è cosa da tutti e il Milan ha dimostrato negli ultimi anni di saperlo fare “trasformando” buoni giocatori in ottimi giocatori e rendendoli anche vincenti, con importanti riflessi positivi sul valore di mercato degli stessi.
Tuttavia, quel valore non può e non deve essere disperso; se un calciatore non intende rinnovare e prolungare il proprio contratto, è dovere primario del club individuare celermente la via d’uscita migliore coerentemente con l’obiettivo di massimizzare in fase di cessione quel valore che il club stesso ha contribuito a creare.
Io lo venderei subito. L'aria che tira è proprio quella delle recenti perdite "a zero". Urge cambio di direzione. Andava fatto a gennaio, con innesti immediati, ma anche giugno va bene, cercando subito sostituti decenti.
RispondiEliminaAnche io lo venderei subito, a giugno, cercando di colmare 2-3 lacune della squadra e ripartire dopo 2 anni e mezzo al top e mezzo anno (questo) che rischia di essere molto deludente
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