Il calcio come esperienza religiosa: cronaca sportiva e ricordi personali nel bel libro di Andrea Novelli


"Il calcio come esperienza religiosa" di Andrea Novelli racconta un momento chiave del calcio italiano. Il 19 aprile del 1989 Milan, Sampdoria e Napoli conquistarono l'accesso alle tre finali delle competizioni europee per club: Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e Coppa Uefa.

Il nostro calcio viveva un'epoca di rinascita che sarebbe durata per anni: quella in cui i grandi calciatori sceglievano il Belpaese all'apice della loro carriera.  E in quelle squadre raccontate dall'autore c'erano grandi giocatori e dei fuoriclasse assoluti come Gullit, Van Basten e naturalmente Maradona.

Le tre semifinali raccontate nel libro sono una pagina importante dello sport "più bello del mondo" e l'autore le racconta abilmente, intrecciando la pura cronaca sportiva e i propri ricordi. Senza mai cadere nel "nostalgismo": è fuori di dubbio che il calcio "dominato" dalle televisioni e vivisezionato dal web abbia perso un po' di magia, ma rimane ancor oggi "un'esperienza religiosa", mistica, che unisce tanti sconosciuti in un abbraccio collettivo determinato dalla gioia per le vittorie della propria squadra. 

Come detto, l'autore racconta le azioni salienti delle gare di quello storico 19 aprile 1989 (ma anche delle finali), con un linguaggio pulito e con grande precisione, alternandole ai ricordi personali. All'epoca arbitro, quel giorno Novelli assistette dal vivo alle due gare di Sampdoria e Milan, aggiornandosi con la radio su quella del Napoli.  L'ambiente stadio viene raccontato in maniera minuziosa e la descrizione delle numerose tipologie di tifoso non scade mai nella banalità, ma coglie con precisione ogni sfaccettatura di questo fenomeno di massa. Non mi aspettavo un "campionario" così ampio di tifosi, a dimostrazione dell'arguzia dell'autore; e in fondo questi caratteri sono riscontrabili anche nei tifosi di oggi, benché la radiolina sia stata soppiantata dalle app degli smartphone. 

L'autore Andrea Novelli

Novelli ha un'ulteriore pregio: rimanere un (bravo) narratore, senza l'ambizione e la presunzione di diventare protagonista, come può accadere lo scrittore che si lascia trascinare dall'ego (nella società ego riferita moderna è facile). I protagonisti rimangono i calciatori e i tifosi, protagonisti dei riti scaramantici legati a questi sport, oppure protagonisti di alcuni gesti eccentrici, come il lancio di post-it a mo' di coriandoli per festeggiare il gol.

Il libro "Il calcio come esperienza religiosa" è un testo ben strutturato nei suoi 35 capitoletti, un testo ricco fondamentalmente di venature sociologiche, ma non mancano alcuni passaggi filosofici e addirittura una sorprendente disquisizione sulle leggi della fisica applicate al pallone, a dimostrazione della preparazione dell'autore e della cura nella stesura di questo libro. Una bella boccata d'ossigeno in un'epoca di libri autoprodotti non sempre di qualità. 

Personalmente ho trovato questa lettura particolarmente coinvolgente, anche perché la sera del 19 aprile 1989, nonostante la mia giovanissima età, ero davanti alla televisione a tifare per il mio Milan. Avevo cinque anni e quella sera mi fu concesso, come per la finalissima di Barcellona, di attendere il fischio finale prima di ritirarmi in camera a dormire. È stato quindi facile legare i miei ricordi e le mie sensazioni a quelle dell'autore. Ed è stata una piacevole sorpresa vedere il testo alternato alle bellissime "moviole", i disegni dei gol. Qualcuno l'ha definita "una ciliegina sulla torta". Verissimo. Io più che ciliegina direi una bellissima copertura di cioccolata a una torta squisita e ben bilanciata in ogni ingrediente. 

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