Crisi Milan, il tempo di Pioli è finito e così anche il suo ciclo rossonero



"Manca la punta da 20 gol", "Reijnders è giocatore da Albinoleffe", "Chukwueze fa rimpiangere Alexis e Messias", "Musah fa schifo", "Pulisic è scarsissimo", "Furlani e Moncada dilettanti allo sbaraglio", "Manca Maldini", "Manca Ibra".

Vi riassumo così i numerosi messaggi che mi sono pervenuti sullo smartphone tra la serata di ieri (mercoledì 25 ottobre), durante e dopo la partita di Champions League tra Psg e Milan, persa 3-0 dal Milan, e questa mattina (giovedì 26 ottobre).

Al di là dell'emotività, il tifoso rossonero ha una tendenza "tafazziana" che lo porta a denigrare tutto ciò che non rende secondo le proprie, altissime aspettative, finendo peraltro a ripiegare in un "nostalgismo" spesso ingiustificabile (quello ad esempio per certi giocatori che quando vestivano la maglia rossonera erano subissati a loro volta di critiche). A ciò si aggiunge l'atteggiamento di chi vede l'erba del vicino sempre più verde della propria. 

Nessuno nega che ci siano dei problemi al Milan, anzi. La situazione rischia di esplodere, perché la squadra in questo primo frangente di stagione ha subito pesanti sconfitte dal punto di vista tattico e tecnico. E in questo momento i giocatori sembrano in difficoltà, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista mentale, subendo, a mio modo di vedere, anche la negatività al di fuori di Milanello, quella negatività tafazzaniana della tifoseria rossonera e quella che viene espressa dall'opinione pubblica. 

Ma a ben vedere, l'atteggiamento negativo del tifoso rossonero nasce dalla tempesta di informazioni e di opinioni di "addetti ai lavori" in una sistema informativo che tende sempre a esasperare e che soprattutto, in questo momento storico, non è certamente orientato in direzione rossonera. 

Crisi Milan: l'erba del vicino (interista) è sempre più verde

Il primo problema, in casa rossonera, è l'aver maturato un complesso di inferiorità sconcertante nei confronti dell'Inter. 

Milan e Inter: le due società vogliono primeggiare in Italia, ma hanno scelto strade diverse, come attestato dalle differenti situazioni di bilancio. Il costo rosa dell'Inter è in calo rispetto agli ultimi anni, quello del Milan in leggera crescita rispetto all'anno dello scudetto, ma la differenza resta enorme. Il Milan opera sul mercato con parametri molto stringenti, l'Inter deve bilanciare i flussi di cassa, per i problemi noti della società, ma ad esempio ha un tetto ingaggi molto più elevato. 

In campo non vanno ragionieri e bilanci, ed è comprensibile chiedere una proprietà che investa molto di più, a debito. 

Ma Red Bird ha scelto una strada e la percorrerà fino alla cessione. Quindi tocca rassegnarsi e mettersi il cuore in pace. L'Inter ha una competitività superiore al Milan e può benissimo vincere 3-4 scudetti di fila. 

Il complesso di inferiorità nasce proprio perché il Milan è "costretto" (dalla sua storia) a primeggiare in un campionato dove ci sono TRE squadre con un monte ingaggi superiore e DUE con un costo rosa NETTAMENTE più alto. I giocatori sentono questa pressione dal punto di vista psicologico e il loro rendimento ne soffre. 

Paradossalmente il complesso di inferiorità si supera con la serenità di chi prende atto della distanza che c'è con l'Inter, cercando di colmarla valorizzando i propri punti di forza e cerando di intervenire sui punti deboli. Cosa che l'attuale allenatore dell'Ac Milan, Stefano Pioli, non fa, proseguendo testardo sulla sua strada, quella di una squadra che pressa alto e gioca nell'uno contro uno, lasciando i difensori centrali in posizione altissima, anche quando la condizione fisica non è ottimale e anche contro squadre superiori dal punto di vista tecnico e anche più esperte, brave a gestire le diverse fasi della gara. 

Crisi Milan, Pioli non è più "on fire"

Ho già individuato, a mio parere, il problema del Milan: Stefano Pioli. Per me il suo ciclo è finito, a prescindere dal risultato finale. I segnali si intravedono. Calabria al parco dei Principi critica l'atteggiamento della squadra, costretta a giocare in uno contro uno e soprattutto dal baricentro troppo alto. Critiche che hanno un destinatario: l'allenatore. 

Devo dare atto a Paolo Maldini di questo: se fosse rimasto nell'area tecnica, avrebbe esonerato Pioli. Magari meglio non pensare di sostituirlo con Pirlo, un Giampaolo bis, ma questo è un altro discorso.

Ora, che l'attuale rosa del Milan presenti delle lacune è evidente. Manca un centravanti giovane, di peso. Ma usciamo dalla mentalità del "calciomercato sempre e comunque". Il Milan che ha vinto la Champions nel 2003 aveva come terzino destro un centrale adattato, Simic. A sinistra giocava Kaladze, un jolly. Pirlo è stato arretrato a regista da Mazzone, ma in un 3-5-1-1: Ancelotti lo ha trasformato nel cardine arretrato del centrocampo nel 4-3-2-1 e nel 4-3-1-2. L'allenatore ha massimizzato un ottimo organico.

È chiaro che Pioli non ha una rosa di quel valore, ma non si può pretendere - in considerazione anche dei tanti paletti economici sul mercato - che la rosa del Milan abbia 22 titolari di uguale livello in tutti i ruoli. 

Tuttavia la rosa del Milan 2023-24 è oggettivamente superiore a quella del 2022-23, dire il contrario significa una sola cosa: parlare in malafede (o per nostalgismo, o per la sindrome tafazziana). Anche perché se Tonali fosse oggi un tesserato rossonero, salterebbe 7 mesi di gare per l'inchiesta che lo vede coinvolto come indagato.

Il centrocampo del Milan, che soffre per l'assenza del suo miglior giocatore (Bennacer), è comunque ricco e variegato. C'è complessivamente poca qualità (a parte Adli e appunto Bennacer), ma è un centrocampo costruito in base alle esigenze dell'allenatore. Non è un problema di singoli. L'allenatore non sta facendo rendere giocatori che sono adatti al suo gioco. È questa la verità. 

Come si spiegano invece le involuzioni di Theo Hernandez (perché di involuzione evidente si tratta) e di Kalulu? Forse il primo dovrebbe tornare a fare solo il terzino, smettendo di alzarsi come una mezzapunta o di spostarsi in mediana? L'allenatore, con il suo 4-2-3-1 che diventa 3-2-4-1 sta mandando in confusione i giocatori. Idem il suo integralismo.

Un allenatore valido deve avere i piani B e piani C in partita. La squadra non può avere intensità per 100 minuti. Per avere intensità e qualità devi avere una rosa di 20 giocatori di altissimo profilo che non solo il Milan non si può permettere, ma nessuna squadra in Italia.

Ci sono momenti in cui devi attaccare, altri in cui devi gestire, altri in cui devi difendere. 

L'allenatore deve curare ogni dettaglio. Pioli invece sembra spremere i suoi giocatori dal punto di vista fisico.

Ed ecco la ragione della raffica di infortuni: una sorta di "Squid Game" ad eliminazione, ma chi non si infortuna, si presenta in campo stanco fisicamente e sbaglia anche le cose semplici. Alla stanchezza fisica si unisce anche quella mentale. L'idea che si debba sempre pressare come ossessi, lottare nell'uno contro uno, riempire l'area avversaria, catapultarsi in avanti e poi indietro. Senza mai tirare il fiato. Spremuti fisicamente e mentalmente. Con relativi cali di concentrazione vistosi e improvvisi. 

Pioli ha tirato troppo la corda, in particolare quando gli è mancato Frank Kessie, il vero perno attorno al quale è stata costruita la squadra dello scudetto, che si è giovata, però, dell'assenza di impegni europei nella seconda parte della stagione. Quel Milan non era più forte di questo: era più in forma, mentalmente senza grandi pressioni, con un allenatore che ha raggiunto il suo apice, prima della discesa.

Il Milan ha sempre creato tanto e in proporzione concretizzato poco: è nel Dna di questa squadra, del suo gioco frenetico, dei piedi non eccelsi di un fenomeno di atletismo (Leao) che è anche il giocatore offensivo di primo piano della squadra. Il Milan dello scudetto creava tantissimo, segnava in proporzione anche poco, ma grazie a Kessie e allo stato di grazia di Tomori e Kalulu concedeva poco e quel poco che concedeva veniva sventato da un Maignan in stato di grazia, in piena forma fisica e mentale, perché sì, nel Milan anche i portieri risentono di cali di forma fisica e di infortuni. 

Inutile aggrapparsi al "Voglio la punta". Certamente il Milan in questo ruolo dovrà intervenire, probabilmente a gennaio. Ma la punta da 20 gol non la potremmo mai avere. I fuoriclasse del ruolo non sono alla portata. Gli altri, finché ci sarà Pioli, dovranno fare i conti con l'allenatore e con il suo sistema di gioco. 

Giroud non segna? Altroché 20 gol! Qualsiasi punta faticherebbe nel sistema pioliano, pressando come un ossesso a metà campo, coprendo i momenti di svogliatezza di Leao, spesso blando in pressione senza palla. Giroud i gol li farebbe anche a 37 anni, se rimanesse in area ad aspettare i palloni. 

Crisi Milan, come curarla

In questo momento non è facile fare il nome di un'alternativa a Pioli che non sia un big come Antonio Conte.

Il Milan, ad ogni modo, non ha bisogno di rivoluzionare per l'ennesima volta la propria rosa. Ha bisogno di un allenatore di respiro internazionale. E questo non significa per forza un allenatore vincente da 9 milioni di euro di ingaggio.

Un allenatore che, per prima cosa, dia nozioni basilari dal punto di vista tattico. Le sovrapposizioni dei terzini, ad esempio, che al Milan non si vedono dal 15/18.  Un allenatore che faccia giocare il Milan, in certi frangenti, con il baricentro basso, occupando gli spazi nella propria metà campo. Riconquista, verticalizzazioni e profondità. Con questi concetti di gioco, Adli, Okafor e Chukwueze andrebbero a nozze! Non cadete nel giochino, come detto, di bocciare tutti. Questi giocatori - giovani peraltro - hanno bisogno di un allenatore diverso da Stefano Pioli. 

Serve un allenatore di respiro internazionale, che non abbia paura di lanciare i giovani del vivaio. È un paradosso, per una società che punta sui giocatori giovani. A parte Bartesaghi (peraltro il meno pronto della formazione titolare della Primavera..), inserito più per necessità (di bilancio) che per reale convinzione di Pioli, l'allenatore di Parma non ci sembra il profilo adatto per valorizzare giocatori come Jimenez, Eletu e Zeroli, giovani di taglio internazionale, benché mai al livello del mostruoso Zaire Emery. 

La sfida per la società di Gerry Cardinale è proprio questa: trovare il profilo giusto per il Milan. L'unica strada per tornare a competere al massimo delle proprie possibilità economiche è questa. 



Commenti

  1. Analisi che condivido in toto. Complimenti per la lucidità, vera assente in queste disamine del giorno dopo da bar dello sport.

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    1. Grazie mille!! Si cerca di essere lucidi e di argomentare le proprie idee e opinioni. Magari non sempre si riesce, magari non sempre sono idee brillanti.

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  2. Perché a metà articolo definisci Adli un giocatore di poca qualità ma poi pensi possa fare il fenomeno con un gioco diverso? Sai quanto tenga in palmo di mano Adli e il continuo e perenne utilizzo di Krunic comincia ad esasperarmi.. ma io intravedo anche un filino di sfiga che magari deprime un attimo i giocatori: ieri l'uno a zero mentre martellavamo e il due a zero subito dopo aver fallito il pareggio.. non dobbiamo e non possiamo bocciare un progetto che ci vede comunque secondi in classifica.. perché tutti bene o male pagano pegno.. cerchiamo di raddrizzare la barca.. e magari giocare un po' di più in undici.. ;)

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    1. Franco, in realtà avevo messo il nome tra parentesi di Adli per indicare che è l'unico uomo di qualità. In effetti era fraintendibile. Adlì è adatto a un gioco molto verticale con contrattacchi rapidi perché sa innescare bene i compagni negli spazi.

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  3. Complimenti Giannini, per l'ottima disamina e nell'aver aver individuato nell'allenatore il vero anello debole della
    squadra. Non amo i
    numeri...Per me puoi
    giocare come ti pare, ma
    se non c'è l'equilibrio non
    vai da nessuna parte.
    Questo allenatore é un
    visionario, molto
    presuntuoso. Usando un
    termine pugilistico, Pioli sarebbe quel pugile che attacca a guardia bassa e viene spedito spesso al tappeto.

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    1. Uno presuntuoso però in dieci non si chiude in area rinunciando a giocare, non trovi? Per me piuttosto, è un cagone.

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    2. Grazie per i complimenti, apprezzo molto. Per quel che riguarda Pioli, io sono sempre stato un po' prevenuto. Mi ha fatto ricredere con il lavoro egregio fatto dal post Covid al primo scudetto. Poi è diventato presuntuoso, ha perso quella capacità di massimizzare il rendimento della rosa e di trovare situazioni alternative dal punto di vista tattico. Soprattutto la squadra ha perso i concetti più semplici di gioco, che spesso sono i più efficaci.

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    3. Frank, le partite in dieci sono sempre un po' atipiche. Con la Juventus l'errore è stato accettare l'uno contro uno in campo largo.

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