La Gazzetta ha capito il progetto Milan Red Bird: meglio tardi che mai


"Sembra quasi che le urgenze (del Milan, nd..r.) non siano la seconda stella o una progressione in Champions, ma piuttosto la capacità di galleggiare tra le prime quattro della A, puntando su una qualità media di giocatori da valorizzare. Anziché prenderne uno super da 80 milioni che ti cambia la vita - è successo al Napoli con Oshimen - se ne scelgono quattro da 20 milioni contando sul fatto che uno o due possano ripagare gli altri"

Così scrive Andrea De Calò sulla Gazzetta dello Sport di oggi (sabato 28 ottobre), nell'ennesimo articolo fatto per "disintegrare" (per carità, in buona fede) il lavoro della dirigenza milanista e per evitare di dover parlare delle mancanze di Stefano Pioli (cosa che hanno fatto, ad esempio, il Corriere della Sera e ancor di più il sito Numero Undici con Antonio Belloni, beh, uno che a 22 anni mangia in testa a gran parte dei giornalisti della Rosea). 

L'editoriale di De Calò finalmente mette in chiaro sulle colonne della rosea, anche se con questi toni di sorpresa...sorprendenti per chi è osservatore attento, il progetto sportivo di Red Bird (che è lo stesso di Elliott). Cose che il sottoscritto va dicendo da mesi, dalla semplice chat privata di Whatsapp al post su Facebook.

Ora, non vedo dove ci sia la sorpresa, i toni da "Eureka": sono cose "dette e stradette" dalla società (soprattutto da "Stadioni" Scaroni) e da giornalisti vicini alla società.

Il "galleggiamento", così definito da De Calò in maniera dispregiativa, è l'obiettivo primario della società.

Genera certamente un controsenso: fare di tutto per arrivare in Champions e poi sperare di essere eliminati subito per tornarci. 

Ma i ricavi MINIMI della Champions League sono fondamentali. A maggior ragione per una società come quella rossonera, che punta alla sostenibilità e che ricerca l'equilibrio finanziario, senza investimenti a debito. 

È verissimo: il Milan in estate ha acquistato giocatori di qualità media, da valorizzare.  

Ma l'attuale rosa è assolutamente in grado di raggiungere l'obiettivo del quarto posto.  Potrebbe non riuscirci per tanti motivi. O anche perché, semplicemente, ci potrebbero essere quattro squadre che hanno fatto meglio del Milan. 

In questo caso si apriranno riflessioni, si faranno analisi e si individueranno le responsabilità.

E arriviamo a un punto focale: il bilancio. 

La qualificazione in Champions League è fondamentale, ma non "fondamentale per la sopravvivenza", grazie agli equilibri di bilancio raggiunti con tantissimi sacrifici. 

Il solo addio a zero di Caldara garantirà un equilibrio in caso di mancata Champions, portando il costo della rosa sotto i 150 milioni.

Il Milan non compra giocatori da 80 milioni, perché un giocatore da 80 milioni "rompe" gli equilibri di bilancio (Leao, per dire, pesa 11,781 milioni all'anno, poco più di Thuram nel bilancio dell'Inter..), mentre 4 da 20 milioni no, soprattutto se, essendo giocatori giovani, abbiano ingaggi bassi. 

I giocatori "medi da valorizzare" sono giocatori con potenzialità che devono incrementare il loro valore (dopo aver ovviamente migliorato la squadra). Sono "scommesse sportive". Se non riescono, non devono gravare sul bilancio come Caldara. De Ketelaere è l'esempio. 

Al Bar sport è dunque possibile dire "Meglio uno da 80 milioni che 4 da 20 milioni", ma la realtà è diversa.

Un giocatore da 80 milioni di cartellino (facciamo 4,5 di ingaggio netto? Non penso che un giocatore così costoso possa accontentarsi di un ingaggio basso), contratto quinquennale, costa 27,925 milioni a bilancio; Chukwueze, Pulisic, Reijnders e Musah costano insieme 32,94.

Quattro giocatori costano 5 milioni in più di uno.

Ma a "mister 80 milioni" andrebbero aggiunti i costi di altri tre giocatori e quindi la somma sarebbe superiore a quei 32,94 milioni.

Il ragionamento di De Calò dunque non è corretto. 

Criticare la società Milan è legittimo (magari certi giudizi sono prematuri), mettere in discussione un progetto basato sulla sostenibilità può anche essere corretto, perché nel calcio alla fine a contare è il risultato, non lo scudetto del bilancio. 

Tuttavia dalla Rosea è lecito aspettarsi approfondimenti più accurati e non sentenze da "Bar sport" utili solamente a infiammare i tifosi sui social. 

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