Ritratti: Enrico Albertosi, l'uomo ragno degli anni '70 (di Claudio D'Aleo)


Enrico Albertosi è stato uno dei più grandi portieri che l’Italia “pallonara” abbia mai annoverato tra le sue  fila. Nato a Pontremoli il 2 novembre del 1939, era alto 182 cm. e pesava 77 kg. Ha giocato nel grande Cagliari di Manlio Scopigno dal 1968 al 1974 collezionando 177 presenze e vincendo uno storico Scudetto nel 1969-1970. Ha giocato pure nel Milan dal 1974 al 1980. Con i milanisti ha  “racimolato” 170 presenze  vincendo uno Scudetto nel 1978-1979. In Nazionale ha giocato dal 1961 al 1972 conquistando la Medaglia d’argento nel 1970 e un Campionato europeo nel 1968. Si è pure aggiudicato 3 Coppe Italia (due con la Fiorentina e una con il Milan nel 1976-1977);  2 Scudetti (col Cagliari e con il Milan come suddetto); 1 Coppa delle Coppe (con la Fiorentina nel 1960-1961).

Un'uscita di piede di Albertosi

“Folle” quanto basta e quanto è giusto debba esserlo un portiere che si rispetti; “cattivo” e determinato  nel dominio assoluto della “sua “ porzione di campo; acrobata perfetto tra i pali. Lui, il Grande Riky, “volava” da un palo all’altro della “sua” porta con la disinvoltura e l’eleganza dei Fuoriclasse autentici. Fiero e sicuro tra i pali come un “Gladiatore” nell’Arena, non aveva però lo stesso senso della “posizione” di cui godeva il suo grande “rivale”. L’altro “eroe” e Campione “azzurro”. Quel Dino Zoff magnifico Campione del mondo in Spagna 1982. Albertosi sopperiva a quella “lacuna” con una sua “personalissima”  “plasticità” ed eleganza nei movimenti e nell’interpretazione del ruolo . Cioè con le sue “armi” migliori. In area dominava e non aveva paura di nessuno. Si buttava in mezzo a caterve di gambe senza mai esitare. Usciva in presa aerea più spericolato che mai e come “Nureyev” amava danzare nei “suoi" Palcoscenici, lui, il Riky nazionale, era il Re indiscusso della sua area di rigore. Entrambi hanno vissuto delle loro “passioni” e della loro “arte”. Il Pallone per Enrico Albertosi, la danza per il grandissimo “interprete” russo.

Una parata di Albertosi sotto la neve

 L’area di rigore, come detto,  era il “sentiero di caccia del Gladiatore di Pontremoli. Albertosi si buttava da un punto all’altro della porta sempre con la stessa padronanza e con la stessa granitica sicurezza. Come una “pantera” arpionava i palloni pure all’incrocio dei pali. Batterlo nelle giornate di “grazia” era difficile. Andava incontro agli attaccanti avversari come un “kamikaze”  incurante dei “pericoli”.  Riky parava quasi tutto.


Zoff era freddo, glaciale, fortissimo tra i pali e con un senso della “posizione” notevole. Meno acrobata di Albertosi e di poche, pochissime parole, Zoff era il “Bjorn Borg” dei portieri. Albertosi era uno “spaccone” romantico e sentimentale. Parafrasando il Tennis si ispirò molto a “John McEnroe”, l’eterno rivale di Bjorn Borg. Taciturno, pacato e “flemmatico” il primo, “compagnone”, focoso e spericolato il secondo. Due “mondi” completamente diversi. Due modi opposti di vivere e praticare il calcio. Albertosi è stato un  atleta più “unico” che “raro”. Un leader in campo e nello spogliatoio. Zoff no, lui si faceva gli affari propri e a nessuno venne mai in mente di … “importunarlo”. Zoff era “silenzioso” ma una mosca da sotto il naso non se la faceva passare. Per questo e per altro ancora Albertosi fu  l’ “Uomo Ragno” degli anni ‘70. Non è un caso se l’unico vero portiere che si sia “avvicinato” a lui negli anni a venire sia stato l’interista Walter Zenga, il post” Albertosi, l’”Uomo Ragno” per definizione. Walter Zenga, in parecchie cose, specie nell’interpretazione del ruolo e in talune sfumature caratteriali, ha ricordato e ricorda molto Enrico Albertosi. Riky non è mai stato un tipo “gestibile”. E neppure un “personaggio”. Non cercò mai le telecamere, né i taccuini. Furono le telecamere e i taccuini a cercare lui. Faceva notizia qualunque cosa facesse.  Albertosi ha reso celebre con le sue prodezze un ruolo che prima si “genufletteva” davanti ai genialoidi del centrocampo o ai grandi “bomber” dell’epoca. I suoi “silenzi” urlati fecero storia tanto quanto le “mirabilie” che offriva in partita. Non ha mai abbassato gli occhi al cospetto di nessuno”. Stiamo parlando di un Marcantonio che ha avuto il pregio e la “ventura” di confrontarsi con “caratterini” mica male quali Gigi Riva, Tarcisio Burgnich e Roberto Boninsegna tanto per fare qualche esempio. Eppure, questo portiere alto, aitante e atletico, quell ‘“armadio” a due “ante” che “chiudeva” la porta come pochi pari ruolo al Mondo regalando pagine intere di  prodezze da Fuoriclasse autentico, è stato un “ribelle” acclarato tanto nei campi di calcio, quanto nella vita privata. Albertosi non “parava” solo le bordate degli attaccanti. Lui parava le “bordate” della vita. Forte coi “forti” e umile con i “deboli” non è mati stato uno che le ha mandate a dire ma che anzi ha sempre desiderato risolvere “de visu” ogni faccenda “bella “ o “brutta” che fosse. Coraggioso tanto quanto gli eroici attaccanti del suo tempo rispetto a “quelli” ha goduto di meno “visibilità” e meno “appoggi”. Lui non faceva caterve di gol, lui parava tiri “impossibili”. Ogni parata equivaleva a un gol. Enrico ha reso spettacolare il suo ruolo con le sue epiche gesta. Ha incantato tifosi e avversari.

Albertosi sotto la neve a Vicenza

Ha diviso gli analisti del tempo in “pro” Enrico Albertosi e “contro” Dino Zoff e viceversa. Vederlo parare era come ammirare Gigi Riva. Diversi nel ruolo simili nella gestione della loro grandezza. Riva segnava. Albertosi parava. Il pallone racconta che nell’indimenticabile anno del Cagliari “scudettato” Manlio Scopigno, l’allenatore di quella mitica squadra, ascoltasse negli Spogliatoi due “voci” in particolare. Quella di Gigi Riva e quella di Enrico Albertosi. Pare che Scopigno disegnasse le trame del grande Cagliari 1970 discutendo in prima battuta con loro. Gigi Riva ti fulminava con lo sguardo. Enrico Albertosi con la sola “presenza”. Due “leader”, due “miti”. Veniamo all’Azzurro.


Dal Guerin Sportivo

Sono alle porte i Campionati del Mondo di Città del Messico. Siamo nel 1970. Albertosi, sulle ali del successo conseguito a Cagliari, ha da poco riconquistato il posto in Nazionale a danno di Zoff. Il portiere di Pontremoli sta per compiere 31 anni, è nel pieno della sua maturità sportiva e si accinge a disputare il terzo Campionato del Mondo, il secondo da titolare. Nell’estate del 1974 Albertosi venne acquistato dal Milan. I rossoneri non avevano un grande portiere dai tempi di Fabio Cudicini, il grande “Ragno Nero”. William Vecchi fu una “parentesi”. “Gustosa” ma pur sempre una “parentesi”. Da quel momento in poi ad ogni inizio di stagione si diceva che, per Albertosi, doveva trattarsi dell’ultimo campionato di serie A. Picche. Il grande Ricky fu inossidabile, sorprese tutti. Si concesse il lusso di salvare il Milan dalla prima retrocessione della sua storia e, per finire, chiuse in bellezza una carriera fantastica vincendo uno scudetto (che il Milan inseguiva da dodici anni) a quarant’anni d’età. Lo Scudetto della Stella.  Un vero e proprio record.

Albertosi para un rigore ad Altobelli

Nel 1979-80, a causa del coinvolgimento del Milan nella discussa vicenda del calcio-scommesse, Albertosi, fu squalificato per due anni e da lì a poco si fece da parte uscendo definitivamente di scena. Nella graduatoria di ogni tempo per le presenze in serie A, Albertosi si è fermato a quota 532. Un Grande. Venne al Milan provenendo dal Cagliari nell’ottica dello scambio con William Vecchi, il portiere della storica Coppa delle Coppe vinta dal Milan a Salonicco.

Claudio D’Aleo

Commenti

  1. Concordo. Albertosi non era alto ma volava letteralmente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I portieri italiani facevano scuola con i loro "voli". Invece negli ultimi 10 anni abbiamo perso questo fondamentale.

      Elimina
  2. Anche questo ovviamente lo conosco solo di fama, e per averlo visto in seguito in qualche programma calcistico. Diciamo che in nazionale come portieri non abbiamo mai avuto problemi, a volte ne abbiamo avuti pure in sovrabbondanza :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io Albertosi lo ricordo soprattutto nei filmati di Italia-Germania 4-3, dove prese il famoso gol balordo con Rivera sulla linea :D

      Elimina
  3. Visto che si parla di un portiere, che non conosco, approfitto di questo spazio per fare gli auguri ad un altro, che invece conosco.
    Oggi Dino Zoff compie 77 anni. Auguri Dino :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caspita, vero! Un altro grande personaggio, nonché atleta.
      Mi devo appuntare un "ritratti" per il prossimo 28 febbraio :D

      Elimina
    2. Auguri Dino, allora.
      P.S. Ah Riccà, e ti sei fissato con sto Uomo Ragno...
      Vuoi proprio farmi essere scurrile?
      Evito soltanto per rispetto a Claudio. :P

      Elimina
    3. E' stato un caso :D che io abbia pubblicato ieri il post sul portiere Spiderman e oggi Albertosi

      Elimina
  4. Mai sentito nemmeno di fama.
    Mi piace il parallelismo-contrapposizione con Zoff.
    Forse avrei preferito Albertosi proprio per la sua natura più "free".
    Ma il diabolik sotto la seconda foto? :o

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ahah, il diabolik fa parte del logo di Maglia Rossonera, sito n.1 su cimeli e memorabilie dl Milan! :D

      Elimina
    2. Si danno dei ladri da soli? XD

      Moz-

      Elimina
    3. ahhahaah, diavolo, diabolik..forse per questo :D

      Elimina
  5. Era nel Milan che mi vide diventare tifoso dei diavoli... posso non averlo amato? Anche se Vecchi rimane il mio eroe, assieme a giocatori "secondari", come Zignoli o Turone, Chiarugi o Buriani... gente comunque che mi ha procurato brividi... come Piatek ora... ahahah

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E Patrick? Mi dispiace che abbia il muso lungo. Ma se vuole andare via...

      Elimina
  6. Tu Riccardo, si tu mi vuoi far sentire vecchia ehh, e anche nostalgica!
    Certo che mi ricordo di Albertosi.
    😜

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, niente nostalgismi :D.
      Grande portiere e personaggio, Albertosi!

      Elimina
  7. Decisamente era uno che non le mandava a dire,ricordo che anche quando ci fu lo scandalo del calcio-scommesse,fu uno dei pochi a raccontare la verità e a non nascondersi. Decisamente un grande in tutti i sensi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, oggi è uno degli opinionisti più arguti, ma nel caso è proprio una questione caratteriale, non la necessità di farsi sentire!

      Elimina
  8. Io ricordo che a inizio partita, puntualmente, la prima cosa che faceva appena entrato in campo era saltare e toccare la traversa della sua porta... (piccole scaramanzie)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ciao, anzitutto grazie per la visita e per il commento :).
      Adoro le piccole scaramanzie dei portieri: piccoli gesti, ma anche le scaramanzie legate ai colori delle maglie.

      Elimina
  9. Ricky Albertosi, 10 anni nella Fiorentina e si trasferì a Cagliari proprio l'anno in cui la viola vinse lo scudetto...poco male perché poco dopo lo vinse con il suddetto Cagliari! Ma voglio raccontarti ancora un aneddoto che riguarda papà: Albertosi è stato il suo primo mito calcistico, il giocatore che lo ha avvicinato alla fede nella viola! Mi raccontava sempre delle sue imprese che sentiva declamate alla radio e delle foto che ritagliava dai giornali, la passione fu talmente forte che un bel giorno decise di scrivere alla A.C. Fiorentina chiedendogli (pregandoli forse è piu corretto) di esaudirgli un sogno spedendogli una maglietta...cosa che non avvenne perché come sai una volta le maglie si lavavano e dovevano durare, costavano molto, perciò gli rispedirono una lettera di ringraziamento con allegata foto con autografo e dedica di Ricky Albertosi! La conservava come l'oracolo insieme ai suoi fumetti...quando coi nonni si trasferì dalla campagna in città, in occasione del trasloco gli buttarono via tutto perché "superfluo" (per loro) : non glielo perdonò mai!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Stupendo anche questo aneddoto...oggi non c'è più spazio per queste cose: ti manderebbero la solita foto con l'autografo stampato..una volta era diverso, tutto molto più passionale.

      Elimina
    2. Felice che ti sia piaciuto, era una "storia" che avrei voluto scrivere se avessi avuto un mio blog 😃
      Sai era una di quelle cose di cui mi affascinava sempre il racconto, anche se dopo tanti anni conoscevo bene la storia! 😊

      Verissimo ciò che dici! Mi immagino la trepidazione nell'aspettare una lettera di risposta e la sorpresa nell'aver ricevuto un qualcosa di irripetibile...
      Ti dirò? Dalle sue parole traspariva che alla fin fine questo pensiero da parte della A.C.F. fu forse ancor più gradito di una semplice maglia!

      Elimina
    3. Una volta le società erano anche con meno dipendenti..adesso per queste cose delegano all'ultimo della squadra degli addetti stampa...

      Elimina

Posta un commento